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al testo di Gerardo Miele
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IL vecchio capostazione
Solo il cappello non gli faceva difetto ma...addosso a quel vecchietto ne addolciva lo sguardo e anche l'aspetto. Le rughe gli rigavano la fronte sopra divise linde sempre pronte; testimoni di tempi passati a suonar fischietti a treni ormai andati. Come sono lontane le prime emozioni quando si accingeva a licenziar treni per conosciute destinazioni. Ora immobile aspetta con in mano la sua paletta. L'ultimo treno dalla curva svetta fischiando frena,e il suo segnale aspetta. Poi la sua gola si fa stretta mentre alza l'ultima paletta. Uno stridio di ferraglia e... anche stavolta il treno non deraglia, e per premiare la sua precisione il treno fischia,salutando il capostazione. Pensa a casa,a chi l'aspetta, mentre abbassa la paletta. Poi un cupo dolore al petto, mentre depone il suo fischietto. Poi gli amici,qualche lacrima,e un'ovazione, fa tremar la pelle a colui che va in pensione. Ora i colleghi gli cantano canzoni mentre il suo corpo vibra sotto una pioggia di emozioni, che gli saturano i bronchi e anche i polmoni. Il nuovo giorno senza la sveglia non gli pareva normale e ora...veglia. Pensa al suo posto,alla sua postazione, domani non ci sarà più il capostazione. Ora "galleggia" sopra i divani,in attesa del...domani.
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